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Arezzo

AREZZO, LA CITTÀ DI PETRARCA, GIOSTRA DEL SARACINO E IL FILM "LA VITA È BELLA".

Arezzo - Saracino

(12 km - 15 min.) Si possono visitare il Duomo, la Pieve e la Chiesa di San Francesco ( Piero della Francesca). L'ultima ma non meno importante "Piazza Grande" la Piazza principale (Film "La vita è bella"). Due importanti appuntamenti si svolgono in "Piazza Grande": la prima domenica di ogni mese, e il sabato precedente, c'è la Fiera dell'Antiquariato, una delle più famose d'Italia, e nel mese di giugno (di solito il terzo sabato) e nel mese di settembre (di solito la prima domenica) c'è la "Giostra del Saracino" antichi giochi con i cavalli che ricordano le lotte contro i saraceni. Per visitare la città vi consiglio di parcheggiare l'auto al parcheggio "Pietri" che si trova sotto le antiche mura della città; dal parcheggio "Pietri" ci sono scale mobili che portano direttamente davanti alla Cattedrale di Arezzo. In città ci sono un sacco di ristoranti dove si può mangiare cibo tipico toscano.

10 COSE DA FARE E VEDERE AD AREZZO
1. BASILICA DI SAN FRANCESCO AREZZO

La piccola chiesa in pietra e mattoni è un luogo popolare per "La leggenda della vera croce" di Piero della Francesca, giustamente considerato uno dei capolavori dell'arte italiana. Il ciclo degli affreschi si ispira alla Leggenda d'Oro scritta dal vescovo ligure Jacopone di Varagine e molto popolare nel medioevo. La "Leggenda" racconta la storia del pezzo di legno con cui fu costruita la Croce di Gesù sollevata dal ramo che Dio mise in bocca ad Adamo morto, l'albero doveva essere usato per costruire il Tempio di Re Salomone ma "ribellò" accorciandolo e allungandolo necessario. Gettato in un fiume è stato utilizzato come passerella fino alla regina di Saba, ha profetizzato l'uso. Salomone poi lo seppellisce fino a quando l'israleti non lo ha trovato per fare la croce di Gesù. Gli affreschi si svolgono in modo non cronologico ma sono ordinati per simmetria: nella parte superiore ci sono le scene all'aperto, nella corte centrale su sfondo architettonico, e, sotto, le battaglie. All'interno della Basilica di San Francesco è da ammirare un affresco di Luca Signorelli e il grande crocifisso centrale del Maestro di S. Francesco.

Dove: Piazza San Francesco
Quando: lunedì/venerdì: dalle 9.00 alle 17.30 sabato: dalle 9.00 alle 17.00 domenica: dalle 13.00 alle 17.00. Orario delle visite ogni 30 minuti. Prenotazioni necessarie al tel. 0575 352 727.
Quanto: chiesa gratuita. Visita affreschi € 8

2. PIAZZA GRANDE AREZZO

Piazza Grande o Piazza Vasari di Arezzo è uno dei complessi architettonici più armoniosi d'Italia, poi del mondo. Costruito in ripida salita, la sua insolita forma trapezoidale domina chiese, edifici storici, gallerie e negozi di antiquariato. A sinistra ancora in funzione la chiesa di Santa Maria e il Palazzo della Fraternità dei Laici con l'orologio astronomico. Da questa parte c'è anche la splendida fontana pubblica. Nella parte alta della piazza si staglia la sagoma del Palazzo delle Logge, costruito su progetto di Vasari. A destra, il Palazzo Lappoli con galleria lignea e il Palazzo delle Bare di Casatorre con la caratteristica torre. Curiosità: Questa è la piazza di "La vita è bella" Benigni, quando si vede più volte giù una bicicletta. Piazza Grande ospita la Fiera mensile dell'Antiquariato e la Giostra del Saracino.

3. CATTEDRALE DI SAN DONATO AREZZO

Se la Chiesa di San Francesco è la più frequentata dai turisti, a causa della presenza degli affreschi di Piero della Francesca, la Cattedrale di San Donato è la chiesa di Arezzo ed ha seguito gli alti e bassi nel corso dei secoli. Costruita sul sito dell'antica città dell'Acropoli, fu edificata a partire dal 1278 e terminata solo nel 1500. La facciata è stata ricostruita nei primi del '900 mentre l'interno, quello originale, è suddiviso in tre navate. Risaltare per la bellezza delle vetrate Guillame de Marcillat e Maddalena di Piero della Francesca dipinte nel 1465. Il Museo Diocesano annesso ospita diverse opere tra cui alcune di Vasari e Luca Signorelli. Il pannello marmoreo con il "Battesimo di Cristo" che decora il fonte battesimale è attribuito a Donatello.

Dove: nel punto più alto della città
Quando: tutti i giorni 07:00-12:30/15:00-18:30
Quanto costa: Gratis

4. CHIESA DI SAN DOMENICO AREZZO

Il grande crocifisso di Cimabue, recentemente restaurato, è la grande attrazione della Basilica di San Domenico. La grande croce, alta più di 3 metri, è la prima opera attribuita a Cimabue e fu dipinta tra il 1268 e il 1271 circa.
L'esterno del romanico-gotico ha una facciata incompiuta con campanile. L'interno presenta una navata con affreschi in gran parte deteriorati mentre è ancora visibile l'altare gotico della Cappella Dragondelli.

Dove: nella parte alta della città non lontano dal Duomo Quando: giorni feriali e festivi 8.30-13.00-15.30-19.00
Quanto costa: Gratis

5. MUSEO D'ARTE MEDIEVALE E MODERNA

Questo piccolo museo è uno dei tanti scrigni italiani poco conosciuti e sempre oscurato dalle grandi gallerie. Il Museo d'Arte Medievale di Arezzo, invece, è proprio quello che ci si aspetterebbe da un museo: una raffinata selezione di opere, la tranquillità per potersele ammirare senza folle, guide esperte e disponibili. Il museo è ospitato nella bellissima "Casa della Dogana" che un tempo ospitava il Monopoli di Stato. Dopo aver superato il grande portico del cortile si accede alle stanze divise per periodo storico. Lungo il percorso incontrerete opere di Pietro Lorenzetti, Parri Spinello, Bartolomeo della Gatta, Andrea della Robbia, Vasari, belle ceramiche delle scuole umbre e toscane fino alle più recenti opere dell'ottocento pittura toscana di Telemaco Signorini e Cecioni.

Dove: Via S.Lorentino 8. A 800 metri da Piazza Grande lungo Via Piaggio Murello Quando: tutti i giorni 8:30-19:30
Importo: € 4 intero; € 2 ridotto

6. LA CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA DELLA PIEVE AD AREZZO

Affacciata sulla Piazza Grande, l'abside della chiesa di Santa Maria contribuisce a documentare lo scenario dell'intero complesso della piazza principale di Arezzo. La facciata principale della chiesa è nascosta in via Seteria, a sinistra della piazza. Ha cinque archi ciechi nel seminterrato e tre ordini di arcate che si ergono circa 68 colonne. Il massiccio campanile a destra è chiamato "100-hole" per la speciale lavorazione delle coppie di mulini su cinque piani. L'interno è a tre navate con soffitto a capriate. L'opera più importante della Parrocchia è il Polittico di Pietro Lorenzetti raffigurante una Madonna col Bambino, l'Annunciazione, l'Assunzione e 12 santi. L'abside, che si affaccia sulla Piazza Grande, è romanica con archi ciechi e due logge.

Dove: Piazza Grande Quando: giorni feriali e festivi 8.30-13.00-15.30-19.00
Quanto costa: Gratis

7. MUSEO DELLA CASA DI GIORGIO VASARI

Arezzo ha giustamente reso omaggio ad uno dei suoi più illustri figli: Giorgio Vasari, pittore, architetto e storico dell'arte italiano. Vasari acquistò questo edificio nel 1511 ma vi visse a lungo: subito dopo il matrimonio con quattordici Niccolosa Bacci, si trasferì a Roma e Firenze. Nonostante questo, ha supervisionato direttamente la decorazione della casa collezionando dipinti, sculture e altre opere andare in gran parte disperso. Nel 1911 divenne proprietà dello Stato che lo destinò al Museo e all'Archivio Vasari, che contiene scritti e corrispondenza che l'artista mantenne con altre personalità del suo tempo tra cui Michelangelo, Cosimo I de' Medici e Pio V. Le proprietà di sono contese tra lo stato e gli attuali proprietari dell'edificio, che hanno cercato di vendere l'intero archivio ad un acquirente russo. La visita alla Casa Museo permette di ammirare le opere distribuite su tre piani: l'appartamento con la Casa della Fama e delle Arti, la Casa delle Muse, la Casa di Abramo e il Salone del Camino decorato da Vasari e dai suoi allievi. Inoltre c'è un bellissimo giardino sul tetto che l'artista ha curato personalmente.

Come: Via XX settembre 55 (parte alta di Arezzo)
Quando: giorni feriali 8,30-19.30; festivi 8,30-13.30. chiuso il martedì.
Importo: € 2

8. FIERA DELL'ANTIQUARIATO E LA GIOSTRA 

Ogni primo sabato e domenica del mese, Piazza Grande di Arezzo si trasforma in un enorme mercato dell'antiquariato che attira venditori ed appassionati da tutta Italia. Più di 500 espositori occupano la piazza vendendo oggetti di ogni genere: un tesoro per gli acquirenti esperti d'arte o semplicemente curiosi. La Fiera dell'Antiquariato di Arezzo ha quasi 50 anni (dal 1968) e per la gloria degli organizzatori, non ha mai mancato un appuntamento. Solo due volte l'anno, invece, la Giostra del Saracino. Il secondo sabato di giugno (Giostra di San Donato) di notte e la prima domenica di settembre (Giostra di settembre), Piazza Grande diventa lo scenario di questa antica competizione in costumi medievali. I cavalieri dei quattro quartieri della città devono colpire lo scudo del "tumbler" con una lancia senza essere colpiti a turno dal burattino del Saraceno. La giostra ricorda il tempo in cui ci allenavamo contro l'eventuale invasione dei "Mori" ma poi diventava nel corso dei secoli una semplice celebrazione dell'abilità.

9. GIOSTRA DEL SARACINO

La Giostra del Saracino è una rievocazione medievale che si svolge nella città di Arezzo. Prende parte ai quattro quartieri in cui la città è divisa, vale a dire: il Quartiere di Porta Crucifera (ance conosciuto come Colcitrone) , il Quartiere di Porta del Foro (anche conosciuto come San Lorentino), il Quartiere di Porta Sant'Andrea e il Quartiere di Porta Santo Spirito (ex Porta del Borgo). La Giostra del Saracino si svolge in Piazza Grande ad Arezzo il secondo sabato di giugno (Giostra di San Donato) di notte e la prima domenica di settembre (Giostra di Settembre) di giorno.

10. AREZZO EQUESTRIAN CENTER

COSA E DOVE MANGIARE AD AREZZO

La natura ha benedetto Arezzo di colli, vigneti, frutteti, animali selvatici e quelli dell'agriturismo. Inoltre, il mare è lontano, gli inverni lunghi e le estati fresche, quindi aspettatevi una cucina sostanziosa fatta di pasta, carne, formaggio, verdure e buon vino. Aspettatevi anche la grande cucina povera italiana: come antipasto arrivano crostini con fegatini di pollo e affettati casentinesi; come primi non mancano mai dal menù acquacotta (uova da pane, formaggio, funghi), pappardelle con salsa di lepre o ocio (oca o pollo), gnocchi con ricotta e spinaci, bringoli o pici con vari condimenti. Tra questi ultimi domina il manzo chianino, i "grifoni" il naso del vitello condito con spezie e pomodoro, una bella selezione di formaggi tra cui abbucciato fiorentino. Il dolce tipico della provincia di Arezzo è il Gattò, pan di spagna imbevuto di cioccolato e alchermes.

VISITA AD AREZZO

Vorremmo darvi qualche idea su cosa visitare ad Arezzo.

AREZZO

(12 km - 15 min da Cappannelle Holiday House - Castiglion Fibocchi - Arezzo.)Si possono visitare il Duomo, la Pieve e la Chiesa di San Francesco ( Piero della Francesca). L'ultima ma non meno importante "Piazza Grande" la piazza principale (Film "La vita è bella").

 

La città di Arezzo si trova alla confluenza di tre delle quattro valli che compongono la provincia. Direttamente a nord della città inizia il Casentino, che è la valle in cui si trova la prima parte dell'Arno; a nordovest è l'Alto Valdarno, percorso Arno sempre nel tratto che scorre tra Arezzo e Firenze; a sud si trova nella Val di Chiana, una pianura derivata dalla bonifica di acquitrini esistenti, il cui corso d'acqua più importante è il Canale Maestro della Chiana. Attraverso il facile passaggio del Torrino e della valle del Cerfone, si accede al Nord-Est per la quarta valle, il Tevere, percorso dal primo tratto del Tevere.

Città etrusca

Arezzo fu fondata in epoca pre-etrusca in una zona abitata fin dai tempi preistorici, come testimoniato dalla scoperta di utensili in pietra e dal cosiddetto "uomo Olmo", risalente al Paleolitico, che avvenne nei pressi della frazione dell'Olmo durante gli scavi di una breve galleria della linea ferroviaria Roma-Firenze nel 1863.

La zona alla confluenza del Valdarno, della Valdichiana e del Casentino, infatti, è un passo naturale per chi vuole attraversare l'Appennino. Poi ci sono notizie di insediamenti permanenti di pre-Etruscan in una zona non lontana dall'attuale area urbana, la collina di S. Cornelio, dove hanno trovato tracce di un muro difficile da datare perché marchiato dalle possenti mura romane. L'insediamento etrusco fu costruito invece sulla collina di San Donato, occupata dalla città. Sappiamo che l'Arezzo etrusco, chiamato Arıtım (latino Arretium), esisteva già nel IX secolo aC

Arezzo era allora una delle principali città etrusche, e molto probabilmente sede di uno dei 12 lucumonie. A questo periodo appartengono le opere d'arte di eccezionale valore, come la Chimera, conservata a Firenze, la cui immagine caratterizza la città tanto da diventare quasi un secondo simbolo e degno di nota è anche la grande necropoli di Poggio del Sole, formata nel VI secolo aC e usata per l'epoca romana.

Il potere crescente di Roma, la città, insieme alle sorelle etrusche, ha cercato di contenere le tendenze espansionistiche, ma l'esercito messo insieme da Arezzo, Perugia e Volterra è stato sconfitto a Roselle, vicino a Grosseto, in 295 aC; e così nel III secolo a.C.Arezzo fu conquistata dai romani che latinizzarono il suo nome etrusco Arretium.

Città romana

In epoca romana, soprattutto nel periodo repubblicano, Arezzo divenne un importante simbolo dell'espansione romana verso nord e un bastione difensivo del nascente impero, grazie alla sua posizione strategica che ne ha fatto un must per chiunque volesse raggiungere la sempre più potente città sul Tevere. Arezzo si trovò a dover difendersi dai Galli che marciarono contro Roma. Il suo salvataggio è venuto un forte esercito guidato dal console Lucius Metellus, che è stato ucciso in battaglia ma ha fermato l'avanzata dei Galli. Il fatto rimane traccia in un luogo chiamato, Campoluci, che indica il tratto di pianura presso l'Arno dove il console combatté e morì. Dopo il fatto, Arezzo divenne la sede di una guarnigione romana permanente.

Ma è diventato sempre più geloso della sua autonomia, tanto che ha cercato diverse volte di riconquistare la loro indipendenza durante le guerre civili della Repubblica romana, prima schierandosi con Mario e poi Pompeo. Sulla e Cesare si vendicarono facendo una colonia per i loro veterani, che causò un notevole riadattamento demografico cancellando da Arezzo - come tutta l'Etruria - le tracce residue della vecchia cultura.

All'inizio della città imperiale, attiva e piena di inventiva, divenne ricca e prospera come al tempo delle guerre puniche, quando era il principale fornitore di armi per la spedizione di Scipione in Africa. Sono stati costruiti molti edifici pubblici, come il teatro, bagni e un anfiteatro di notevoli dimensioni che è venuto giù ai nostri giorni. La vita culturale ha avuto una grande spinta grazie alla fruttuosa attività del primo di Arezzo famoso nel mondo delle arti e delle lettere, Gaio Mecenate Cilnio, il cui nome sarà per sempre legato alla promozione della cultura. Arezzo era anche un centro di lavorazione del metallo e, soprattutto, di vasellame in ceramica: i vasi prodotti ad Arezzo venivano chiamati "corallo" per il loro colore.

Primo millennio A.D.

Il crollo dell'impero, Arezzo pur subendo il declino del declino dell'Impero Romano e le invasioni barbariche, il prestigio della secolare e la favorevole posizione sulla via Cassia di Arezzo mantennero una forte importanza durante i secoli bui nel Medioevo. Terra di confine tra i domini dei Goti e l'Esarcato bizantino di Ravenna ha visto feroci scontri tra le due fazioni, ed è stato uno dei primi centri occupati dai Longobardi. I Goti e i Longobardi hanno registrato molto sull'etnia e la lingua di Arezzo. I Longobardi costruirono castelli e chiese ponendo le fondamenta della Arezzo medievale. Con l'arrivo dei Franchi di Carlo Magno che privilegiarono i rapporti con quella che pensavano fosse la più alta potenza locale, il vescovo, la diffusione del cristianesimo, infatti, era divenuta sede dell'episcopato. E 'una delle poche città che sono noti tutti i vescovi che hanno avuto successo fino ad oggi. Dopo un migliaio il suo vescovo cominciò a vantarsi, prima in Italia, con il titolo di "Conte". A questo periodo appartengono la perduta "Vecchia Cattedrale" di Colle Pionta, alla cui opera hanno partecipato Maginardo, il Duomo e la Chiesa di Santa Maria Assunta.

Sotto la protezione del vescovo si sviluppò nella campagna di Arezzo anche un gran numero di abbazie, che contribuirono a costruire un sistema commerciale e una sfera culturale minima. In questo periodo Arezzo vide la nascita di un altro dei suoi illustri figli: Guido Monaco o Guido d'Arezzo. Divenuta abbazia benedettina di Pomposa e successivamente a Roma, sviluppò il nuovo metodo della notazione musicale e del tetragrammaton.

Città libera

Dopo il 1000 il potere feudale, identificato con il vescovo che risiedeva fuori città sull'altezza di Pionta, arroccato come un castello, affiancò un potere cittadino, ordinando alla città di evolversi e fondare il libero comune: la presenza di una consolato è attestata ad Arezzo nel 1098. la dualità dei poteri ha presto generato un conflitto tra il vescovo, che ha visto la sua autorità come imperatore feudale e incarna così la prima espressione del partito ghibellino, e la città giudiziaria. Gli attriti portarono a varie rivolte popolari contro il vescovo e alle rappresaglie di questo, chiamò in soccorso l'imperatore Enrico, che in Italia fino a Roma, era proprio Arezzo a modo suo. La ritorsione fu dura ma non fermò lo sviluppo della città, che continuò soprattutto dopo il Concordato di Worms nel 1122 che pose fine alle dispute tra impero e papato e, infatti, alla figura dei vescovi-conti.

Il municipio

E 'in questo momento, all'inizio del tredicesimo secolo, che risale all'inizio della costruzione della parrocchia, progettato per accogliere un vescovo ridimensionato ai suoi doveri pastorali, e altre chiese che lo ricevono gli ordini monastici urbanizzati forzatamente dopo la confisca dei loro possedimenti feudali. L'influenza territoriale di Arezzo crebbe notevolmente, culminando con la presa di Cortona, avvenuta nel 1298 dopo una sanguinosa battaglia. La rinnovata importanza politica fu accompagnata da una fioritura di cultura: la città fu dotata di un'università, lo Studium, le cui leggi risalgono al 1252, brillarono le prime menti della nuova poesia lirica italiana Guittone d'Arezzo e Cenne dalla Chitarra; scienza con quel Ristoro che nel 1282 scrisse "La composizione del mondo" prima opera scientifica in volgare; e pittura, con Margaritone d'Arezzo, poi affiancato da maestri come Firenze e Siena Cimabue e Pietro Lorenzetti. Infine nel 1304 nacque ad Arezzo un fiorentino trapelato Francesco Petrarca.

La battaglia di Campaldino
Mentre la potenza di Arezzo cresceva sempre di più, cresceva allo stesso tempo il desiderio di pareggiare i vicini di importanza, ed era quindi inevitabile che si arrivasse allo scontro con Firenze e Siena. Dopo varie vicende i ghibellini aretini subirono una sconfitta contro gli eserciti di Siena e Firenze nella battaglia di Campaldino (1289) presso Poppi. In questa battaglia, alla quale partecipò Dante Alighieri per la parte guelfa, morì anche il vescovo di Arezzo Guglielmino Ubertini. Questi rivendicò in seguito la signoria di Tarlati Pietramala, il cui principale rappresentante fu Guido Tarlati che, pur essendo diventato vescovo nel 1312, continuò a mantenere buoni rapporti con i ghibellini in Toscana e fuori, come ad esempio con Ordelaffi. La signoria di Guido Tarlati pose temporaneamente fine alle dispute faziose tra Tarlati e Ubertini e la famiglia guelfa dei Boscoli; tanto feroci che San Francesco si era rifiutato all'epoca di entrare in città, vedendola "infestata dai diavoli", episodio ricordato dagli affreschi di Giotto nella Basilica Superiore di San Francesco d'Assisi.

Guido Tarlati risanò il bilancio dello Stato, portandolo a una floridezza tale che Arezzo cominciò a battere moneta, ampliò la cinta muraria, concluse una pace onorevole con Firenze e Siena riuscendo ad allearsi e a espandere il dominio territoriale a sud e a est, lui vescovo, a scapito dei possedimenti papali; tanto che il Papa avignonese lo scomunicò e lo dichiarò eretico. Ciò non gli impedì, nel 1327, di incoronare imperatore a Milano Luigi di Baviera. In questo periodo si sviluppò anche una forte classe mercantile che aveva imposto alcuni cambiamenti nel governo della città, come la creazione della magistratura del capitano del popolo e delle corporazioni, e l'istituzione di una magistratura rappresentativa delle quattro parti in cui era divisa la città: Porta Crucifera, Porta del Foro, Porta Sant'Andrea e Porta del Borgo, che prendono il nome di quattro quartieri: l'odierna Giostra del Saracino.

Un certo Guido Tarlati, scomparso nel 1327, succedette a suo fratello Pier Saccone, che non era nella stessa categoria. Arezzo cominciò gradualmente a perdere terreno contro la rivale Firenze, perdendo per la prima volta l'indipendenza nel 1337: Pier Saccone, pressato dagli avversari interni, dai nemici esterni (Firenze e Perugia) e dalla crisi economica, ha dato Arezzo a Firenze per dieci anni in cambio di denaro. Dopo questo periodo, l'indipendenza è stata recuperata, ma non la prosperità. La seconda metà del XIV secolo, invece, fu caratterizzata da una sostanziale pace sociale, che si concluse bruscamente con il progetto del vescovo Giovanni Albergotti di Arezzo di entrare nella sfera d'influenza del papato. Le lotte tra i Guelfi e i Ghibellini riesplosero con violenza, e la città sperimentò più volte l'esperienza del saccheggio da parte di mercenari soldatari soccorsi ora per un'ora dall'altra parte, o anche venire a uno e tutti gli altri 'passato se che pagava meglio, secondo l'usanza del tempo. Ultimo era il capitano francese Enguerrand de Coucy in transito la zona di Napoli, dove doveva attaccare Carlo III di Napoli per conto di Luigi d'Angiò, e fu assunto dai ghibellini che erano appena stati espulsi dalla città. Enguerrand prese con facilità ciò che rimaneva di Arezzo, ma nel frattempo il suo signore Luigi d'Angiò morì, lasciando l'esercito senza scopo e senza denaro. Firenze ne approfittò subito, dando al capitano francese quarantamila fiorini perché consegnasse Arezzo, e lui accettò. Dopo di che, il gruppo di Enguerrand attraversò l'Appennino, portando con sé la preziosa reliquia della testa di San Donato, patrono di Arezzo. Al suo arrivo a Forlì Sinibaldo Ordelaffi, il signore di quella città, ha redento la reliquia, che è stata tenuta con grande venerazione fino a che non fosse restituita ad Arezzo [5].

Nel 1384, quindi, Arezzo fu annessa allo Stato toscano dominato da Firenze. Il dominio fiorentino è visibile d'ora in poi anche nell'architettura e nell'arte: Spinello Aretino fu l'ultimo artista della scuola nativa; dopo di lui prevale la scuola fiorentina. In questo periodo vengono realizzati da Piero della Francesca gli affreschi della Leggenda della Vera Croce nella Basilica di San Francesco. Il governo fiorentino cercò di rendersi gradito alla città, riuscendoci in parte grazie alla saggia elezione a Segretario della Repubblica del folto aretino, lo storico e poeta Leonardo Bruni, che si adoperò per favorire l'integrazione di Arezzo nella Toscana, nuovo Stato ormai, con l'eccezione di Siena e Lucca, interamente sotto il controllo di Firenze. Ci fu comunque un lento declino economico e culturale della città. La parte più antica, comprendente la fortezza e la cattedrale, fu profondamente modificata dalla costruzione della Fortezza Medicea, primo esempio di fortificazione moderna.

Età moderna
Nei primi cinque Arezzo fu coinvolta in una rivolta circa anti, che contrappose a Firenze il capitano Vitellozzo Vitelli, il "duca Valentino" Cesare Borgia e suo padre papa Alessandro VI, e il re di Francia, Luigi XII. La rivolta si spense però dopo pochi giorni, e costò la vita a Vitelli che fu ucciso dallo stesso Cesare Borgia durante un banchetto, con un metodo cui Niccolò Machiavelli dedicò un trattato datato 1503. Nel 1525 la città e le campagne furono colpite da una pestilenza, cui seguì una carestia che mise in ginocchio l'economia aretina e portò a una nuova rivolta contro Firenze nel 1529, anche se questa era più legata a eventi esterni che a una reale volontà popolare. I Medici, che erano stati cacciati da Firenze nel 1527, avevano ora il loro Papa Clemente VII, appartenente alla famiglia Medici. Questi concluse una pace con l'Impero e si assicurò così l'esercito imperiale, comandato da Filiberto di Chalon, per forzare il ritorno dei Medici a Firenze. L'esercito da Roma passò dal territorio di Arezzo, allora parte dei possedimenti fiorentini e presidiato da una guarnigione di Firenze, e la città invece tentò una resistenza all'assedio ritenendo improbabile che la situazione potesse giovare alla riconquista dell'indipendenza; la resa avvenne trattando un ufficiale dell'esercito imperiale originario della Valle del Tevere, tale Francesco Bivignano, detto “conte rosso”. La guarnigione fiorentina si rifugiò nella fortezza ma fu presto espulsa, mentre il Conte Rosso si impossessò del Valdarno, di Anghiari e di Sansepolcro. Ma la contesa si concluse con la sconfitta della Repubblica Fiorentina a Gavignana nell'agosto del 1530; i Medici, visto il motivo di tenere Arezzo separata dal resto della Toscana, inviarono nuovamente l'esercito imperiale per prenderne possesso. Nel 1554 cadde anche Siena, e quindici anni dopo tutta la Toscana, con l'eccezione di Lucca e del dominio dei Decani all'Argentario, divenne Granducato.

Cosimo I Medici mise in atto ad Arezzo un piano di ristrutturazione urbanistica a scopo difensivo: il perimetro delle mura fu ridotto come il numero delle porte, la fortezza fu ricostruita e ampliata. In questo contesto fu completata anche la cattedrale, e furono abbattuti tutti gli storici edifici storici della città, tra cui l'antico Palazzo Comunale e il Palazzo del Capitano del Popolo, Palazzo Tarlati Pietramala e 17 edifici religiosi: in pratica l' intero centro storico della città torreggiava sull'antica sede della città etrusca e sul foro romano, creando con il materiale ricavato dalla distruzione degli edifici lo spazio pavimentale tra i due colli di San Pietro e San Donato; le Logge furono costruite grazie allo stemma mediceo di Giorgio Vasari. Durante lo smantellamento, furono ritrovate le famose statue bronzee di Minerva di Arezzo e della Chimaera di Arezzo. Fu inoltre completamente distrutto il Duomo Vecchio e gli edifici ecclesiastici millenari che lo circondavano sul Colle Pionta, il cosiddetto “Vaticano” aretino situato al di fuori delle mura trecentesche per evitare che potesse essere utilizzato a fini militari dai nemici che assediavano Arezzo. Il periodo del Granducato mediceo, nella seconda metà del Cinquecento, vide però, in tutta la Toscana, una lenta ma inesorabile decadenza economica e culturale accompagnata da un calo demografico, che si invertirà solo nel Settecento, con le iniziative dell'illuminato Pietro Leopoldo di Lorena.

Nel XVIII secolo fu completata la bonifica della Val di Chiana. Nel 1796 iniziò una campagna militare di invasione dell'Italia da parte dei francesi. Il generale al comando di questa invasione era Napoleone Bonaparte. Anche Arezzo fu conquistata nel 1799 ma fu il centro del movimento del “Viva Maria”, uno dei focolai antinapoleonici verificatisi in quegli anni in Italia.

In seguito a questi fatti Arezzo fu riconosciuta dal Granduca di Toscana, capoluogo di provincia. Nel 1860 il Granducato di Toscana, e quindi Arezzo, entrò a far parte del Regno d'Italia.

La riconquistata autonomia amministrativa e l'apertura della ferrovia con Firenze e Roma stimolarono nuovi fermenti. Il continuo sviluppo del secolo, testimoniato dalla forte crescita della popolazione, dal graduale spostamento del centro cittadino verso la pianura con la costruzione di nuovi quartieri, nonché da varie iniziative industriali e commerciali. Nel 1925 fu costruito il Palazzo della Provincia, affrescato da Adolfo de Carolis con la sala del “Grande Arezzo”. Un brusco arresto di questo processo evolutivo fu causato dalla Seconda Guerra Mondiale, quando i bombardamenti distrussero quasi il 60% degli edifici, con danni ingenti anche al patrimonio artistico che fu comunque recuperato. Gli Aretini parteciparono coraggiosamente alla lotta partigiana, pagando un pesante tributo di vittime [6]. Dopo la guerra, ci si accinse alla ricostruzione con fervore, e già negli anni Cinquanta fu ripreso in pieno lo sviluppo, che ormai tendeva a dare alla città nuove connotazioni urbanistiche, economiche e politiche.

Oggi Arezzo e la Provincia di Arezzo sono famose nel mondo per la Fiera del Gioiello, Arezzo Wave e la Giostra del Saracino.

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